Mario Nalli

Mario Nalli

«Che tecnica usa il pittore per creare queste immagini lucide e piatte, lisce senza crepature, scolature né macchie? Non si capisce come l’immagine emerga in codesta forma, non si capisce come la mano ottenga il magico effetto atmosferico su tela. Vago con lo sguardo alla ricerca di qualcosa che il pittore abbia dimenticato di nascondere ad una vista estranea, qualche strumento desueto, scalpellini, pennelli particolari, incudine o martelletto. Trovo: squadra e righello, pinzatrice, carta vetrata, pistola a spruzzo, un ombrello bucato appeso a un chiodo, bacinelle di vario formato, scotch, scottex, stracci, alcol denaturato rosa di quello che si usa per disinfettare le ferite. Provo a fargli domande dirette. È schivo, reticente, fieramente elude la mia aspettativa per proteggere il suo segreto. Ha ragione a tacere Mario Nalli, elfo saltellante di nero vestito, macchiato a tratti di pittura, convinto ricercatore armato di colore e visione. Capisco che la sfida di Nalli è il tempo.»

Fabiana Sargentini

«Nalli crea un diaframma che si chiude in trasparenza davanti allo spettatore e mostra la propria profondità che è accadimento di un luogo-altro, chiuso in una grotta e al contempo aperto in un paesaggio, venato di una luce interiore. Siamo in un luogo irreale eppure assai realistico, un luogo che suggerisce la sua figurazione più che descriverla: è un astrattismo processuale che emana dall’interno un potenziale che è figurativo. Il mondo reale che abbiamo intorno sarebbe quindi per l’artista una conseguenza di una precedente condizione astratta. Si torna indietro al colpo del Big Bang in quanto eruzione astratta, e subito alle isole di potenziali mondi che esso deduce. L’azione corposa e aerea di Nalli ci introduce nella possibilità di un diaframma dell’esistenza, quasi che la coscienza avesse un suo luogo.»

Jacopo Ricciardi

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