due di uno
Il titolo è eloquente, ma ingannevole. Occorre decifrarlo.
Una giornalista che mi chiedeva lumi sulla mostra, nell’apprenderne il titolo, ha commentato: “Ah, due opere per ognuno”. E in effetti nella mostra ne compaiono due per ciascuno dei quattro artisti: Leoncillo, Nunzio, Ontani, Pizzi Cannella. Ma perché rivendicarlo nel titolo?
No, il punto nevralgico è un altro. Il senso della mostra sta nel mettere in risalto la relazione intrigante che esiste tra due opere di uno stesso artista, che conservano la medesima matrice, e che differiscono tra loro per alcuni particolari. Si assomigliano tantissimo, ma sono entrambe pezzi unici.
Se installate con sapienza, affiancate o sfalsate nello spazio, creano una sorta di campo magnetico, un’attrazione fatale per l’occhio.
Di Leoncillo espongo due versioni di Frattura del 1958. È una scultura che segna una svolta storica nel percorso dello scultore. Con essa egli archivia la stagione neocubista e approda all’informale. Si coglie il travaglio di tale passo nella comparazione delle due sculture: c’è un’ala bianca, ferita di striscio, che anela ancora al volo, e c’è l’altra ala, ferita a morte, dove il rosso dilaga in squarci di carne viva. Mi chiedo: quale è stata concepita per prima?
Nunzio mette in campo due sculture, Angelo e Demone del 1985. A rivederle nulla hanno perso della loro potenza. Sono gessi, la materia prediletta allora dallo scultore. Il busto eretto, le ali spalancate, contro la parete, rammentano la postura di una crocifissione.
Per quanto riguarda Ontani e Pizzi Cannella, visto che disponevo delle opere giuste, ho istituito una relazione visiva ulteriore, che va dal micro al macro. C’è il Krishna di Ontani del 1978, uno ritratto a grandezza naturale e l’altro minuscolo, che giocano a rimpiattino nelle stanze, mentre il grande fantasmatico quadro di Pizzi Cannella, Trittico della fortuna, con i tre vestiti appesi nell’armadio, si confronta con gli stessi vestiti magicamente rimpiccioliti, stretti in un quadretto. Sia gli Ontani sia i Pizzi Cannella tornano a L’Attico dopo quarant’anni. Nel frattempo Krishna è stato esposto al museo Solomon Guggenheim di New York, mentre Trittico della fortuna ha vinto il premio Extemporanea nel 1984, sulla stessa parete dove torna oggi.
Le opere di due di uno hanno girato il mondo, ma non sono mai state installate così.
Venite a misurarne gli effetti!